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L’appartenenza dell’UE al Digital Single Market non è facoltativa, è un obbligo indirettamente imposto dalla digitalizzazione globale. Più un paese è digitalizzato, più viene classificato con alti indici di competitività, più attira ingenti investimenti internazionali. A tale proposito è stato definito uno specifico indice di digitalizzazione in base al quale gli Stati membri dell’UE vengono classificati: è il Digital Economy and Society Index (DESI) che fornisce grafici aggiornati e il cui andamento influisce sugli indici finanziari degli Stock market mondiali, in particolare sugli indici Nasdaq.

 

Il DESI è strutturato su 5 fattori:

– la connettività, gli accessi alla banda ultra larga sono tecnicamente necessari e strettamente monitorati dagli investitori;

– il capitale umano dedicato al digitale fornisce una panoramica della diffusione del digitale;

l’uso di servizi web da parte dei cittadini, soprattutto in termini di acquisti online e di home banking;

l’integrazione con le tecnologie digitali accelera la crescita, riduce i costi e aumenta l’efficienza;

– i servizi pubblici digitali sono l’emblema di uno stato moderno e competitivo.

 

Nel grafico DESI 2018 spiccano tra le economie digitali più avanzate Danimarca, Svezia, Finlandia e Olanda, seguite da Lussemburgo, Irlanda, UK e tutte le altre, per finire con Grecia, Italia e Romania come fanalini di coda.

 

Infine, volendo andare oltre i confini europei, esiste l’International-DESI che confronta i Paesi UE con altri 17 Paesi non UE, sulla base dei 5 parametri classici del DESI. Nella classifica internazionale 2018 i primi posti sono occupati dalla Corea del Sud, le EU Top 4 (Danimarca, Svezia, Finlandia e Olanda), Norvegia, Islanda e Svizzera.

 

Riferimenti: www.ec.europa.eu/digital-single-market/en